DNA Clan
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.

DNA Clan

Forum ufficiale della famiglia Von Mastrorill DNA UO Shard
 
IndiceCercaUltime immaginiRegistratiAccedi

 

 BG Cabal

Andare in basso 
AutoreMessaggio
Serina
Sviluppatore
Sviluppatore
Serina


Numero di messaggi : 230
Età : 44
Localisation : Taranto
Data d'iscrizione : 28.06.07

BG Cabal Empty
MessaggioTitolo: BG Cabal   BG Cabal Icon_minitimeMer Mag 07, 2008 2:59 am

Lo sguardo indugia al di là del pontile, i canali ingrossati dalla pioggia vomitano la scura acqua nel freddo mare del nord. Il manto è ormai zuppo e freddo, lo sento pesante sulle spalle e sulla testa. Ad ogni passo si accentua il crepitio del legno sotto di me, chiudo gli occhi liberandomi del cappuccio. Come da bambino, sui pontili di Buccaner’s, chiudo gli occhi per richiamare il vortice confuso dei ricordi, ascolto i suoni, e poco dopo arriva il freddo.

Gemiti e lamenti nel buio, fredde sbarre dietro la schiena, e quel suono cadenzato, nel ventre umido di quella grande bara di legno, sembra respiri profondamente, stride indifferente allo sciabordare delle onde.
Il mio vicino urla disperato, ma le forti braccia non afferrano lui. Mi desto strappato dal torpore, mi tirano fuori dalla gabbia, e poi quella luce incandescente che si avvicina al mio petto, una risata copre le mie urla, buio… buio… buio…


La mano scorre sul petto, con le dita seguo il profilo del marchio, il segno dell’infamia, il segno della rinascita…

A distanza di anni mi chiedo ancora se il vecchio pazzo che mi ha comprato come schiavo conoscesse le mie origini e la mia storia. Ad ogni mia domanda nuove cicatrici si aggiungevano alla mia schiena, isolato dal mondo circostante, nel suo laboratorio fatiscente. Preparare da mangiare, raccogliere strane piante e radici, pulire le ampolle. Ogni giorno uguale all’altro, l’unico momento di pace, rassettare la grande biblioteca di tomi impolverati. E’ stato li che ho conosciuto il mondo, i miei occhi hanno vagato lungo le pagine viaggiando per mari e per monti, liberandomi dalle catene invisibili. La storia dei costrutti, le antiche guerre, la distruzione, la rivolta degli uomini. Un racconto mi ha sempre affascinato, quello della prima città umana a cadere sotto l’attacco dei malkavi, divenuta in seguito un ritrovo per fuorilegge e tagliagole, riplasmata dalla forza e dalla tempra di pochi uomini in un impero. Questo è quello che raccontavano i bardi girovagando per le isole, una setta di Britain aveva trasferito il proprio culto in quella città decadente per edificare una nova potenza temuta da tutti.
Strano e intricato l’arazzo del destino, il dono più grande per noi uomini è il libero arbitrio, probabilmente tanto agognato dalle razze che abitano il nostro mondo, eppure senza saperlo anche noi camminiamo su una tela invisibile seguendo un percorso stabilito…

Il destino a volte si rivela con una pergamena attaccata ad un molo, qualche anno dopo. Un simbolo, il disegno di un tridente rovesciato, sotto una scritta: “Taipan Von Mastrorill, Vesper”
Ricordo ancora il brivido lungo la schiena, il petto che mi doleva, la cicatrice pulsante. Pochi istanti mi bastarono per cancellare l’inedia che aveva assalito il mio spirito in quegli anni. Soltanto il tempo di tornare alla vecchia casa, lanciare uno sguardo al vecchio ormai agonizzante al suo capezzale, prendere qualche arcano tomo e delle monete come eredità di una miserabile infanzia, per poi partire alla volta di Vesper.
E’ bastata quella notte in una locanda parlando con Taipan per squarciare il velo dell’oblio. La verità finalmente limpida mi ha riconsegnato brandelli della mia anima che credevo perduti. Figli delle meretrici di Nujel’m, un gruppo di infanti strappati dal petto lercio delle loro madri lascive, venduti ad un bucaniere come schiavi, stipati come animali e come animali marchiati nel ventre del leggendario galeone pirata, il Mastrorill. Dunque fratelli e sorelle, accomunati dal marchio, separati e venduti per poche monete. Il giovane guerriero mi raccontò della sua ricerca, del suo desiderio di ricongiungerci in un’unica famiglia, di rendere quel marchio un simbolo di unione e rivalsa.
Quel giorno trovai le mie radici, fui accolto come un fratello in quella città leggendaria di cui avevo soltanto letto in gioventù. Intrapresi gli studi sulla magia arcana, grazie ai libri del mio patrigno, fui istruito al culto della Gelida da Belgarion, un fratello adepto accolito di Morgia. Volevo far parte anch’io di quella leggenda, affrancarmi da un passato così miserabile.

Che mera illusione tuttavia… Quanti propositi crollati come neve al sole… Ben presto mi accorsi che quei racconti e quelle storie appartenevano ad un passato sì recente ma ormai finito. Il Sacro Morgiano Impero non esisteva più, il forte dell’esercito che negli anni passati era stato un incubo per Alseran aveva abbandonato queste lande per seguire una follia nel Deserto. Le colonne che governavano la città dalla sua rifondazione erano fantasmi disinteressati al destino decadente che la stava avvolgendo. Credevo di trovare un impero, trovai un porto di mare simile alla mia isola, tagliagole e fuorilegge, infedeli che si arrogavano ogni diritto, stranieri e falsi alleati pronti a trarre solo profitto dalla decadenza del regno.
Le grandi battaglie di cui avevo sentito si erano trasformate in piccole scaramucce territoriali con le città del sud, poche volte ho incrociato i costrutti lungo il mio cammino, solo dopo avrei capito il perché.
Nessun credo, nessun orgoglio, Vesper si agitava in preda a spasmi come un corpo a cui è stata mozzata di netto la testa.
Tuttavia un senso di rivalsa e la pretesa di un destino migliore albergava negli animi di tutti noi fratelli ritrovati, era giunto il tempo di riscuotere… se il fuoco di Vesper si stava spegnendo saremmo stati noi, umili bastardi da un passato infame, a dare nuova vita al braciere.
Presuntuosi? Forse… L’umiltà è appannaggio dei deboli.
Non sarebbe stato facile, la città era restia ai cambiamenti. Il clero e coloro che detenevano il potere erano barricati sui bastioni del passato, come se i ricordi della gloria di Vesper bastassero da soli a dileguare l’ombra che offuscava la città, il resto della plebaglia era soltanto un manipolo male organizzato di furfanti e briganti. Decidemmo di muoverci su due diversi fronti.
Forti del nostro numero e sfruttando le diverse capacità, alcuni si sarebbero occupati di insinuarsi nei vertici politici, altri più avvezzi alle strategie di battaglia avrebbero portato a segno dei duri colpi ai nostri nemici. Tutti sono capaci di spaccare teste in campo di battaglia, noi avremmo fatto ciò che nessuno aveva osato finora. Avremmo violato i loro luoghi sacri, avremmo marciato sulle loro case. Deturpammo in nome della Gelida la cattedrale di Mandos, luogo sacro ai Sirion e mai calpestato in passato da orme morgiane. Per poco non riuscimmo a marciare tra gli alberi millenari di Yew e ad abbattere le difese degli orecchi a punta. Eppure chi si ricorda delle nostre imprese? No… il nostro esercito di taglia gole era troppo occupato a spartirsi gli sporadici bottini di guerriglie male organizzate.
Non fummo più fortunati sull’altro fronte. Riuscimmo a far eleggere il nostro fratello accolito Triunviro della Repubblica, ma la corruzione albergava nei cuori degli infedeli, con vili espedienti il nostro lavoro fu vanificato. Un intrigo compiuto da una mano corrotta, ma spalleggiato dal popolo ignorante, fece decadere l’importante carica da noi conquistata. La frustrazione cominciò ad avvelenare i nostri animi, forse fummo offuscati dalla rabbia e agimmo d’impulso. Avremmo preso il potere che ci spettava con le armi, guardando con curiosità al nascente impero Necron, nato dalle ceneri della progenie di Malkav. Tutto era pronto, avremmo marciato su Vesper per ricostruire il Morgiano Impero, ma ancora una volta ci scontrammo con l’infamia di un popolo che non comprendeva il nostro piano illuminato. Fummo scoperti, fummo tacciati di tradimento, fummo braccati come reietti. Soltanto grazie alla nostra tempra riuscimmo ad evitare un verdetto che ci avrebbe condannato a morte o peggio all’esilio dalla nostra terra. Tuttavia l’infamia aveva sporcato il nostro nome in modo irrimediabile. La stessa Vesper ne uscì ulteriormente indebolita dalla vicenda.
Per chi è vissuto nell’opulenza, per chi non ha mai assaporato il dolore, per chi non conosce l’umiliazione, tutto questo sarebbe bastato per spezzare ogni volontà. Non per noi.
Ho osservato la stanchezza negli occhi dei miei fratelli, la disillusione e l’amarezza di fronte all’ingiustizia, eppure nei loro riesco ancora a percepire quella luce che brilla ancora nei miei.
Da loro ho ricevuto tutto, con loro ho condiviso gloria fugace e dolore duraturo, ho deciso di farmi carico del barlume di speranza che fatica a sopravvivere. Se l’Oscuro Destino lo vorrà, ci rialzeremo nuovamente, gonfierà col suo gelido soffio le vele del nostro passato fantasma, traghettandoci verso un futuro di gloria.

Riapro gli occhi, accorgendomi che la pioggia fredda ha finito di tergere le mura di questa città. Mi libero con pochi gesti del mantello divenuto troppo pesante, lo lascio cadere nelle profondità del mare, con voluttuosità si stende prima di affondare per sempre nelle nere acque.
Torna in alto Andare in basso
 
BG Cabal
Torna in alto 
Pagina 1 di 1

Permessi in questa sezione del forum:Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
DNA Clan :: La M Misteriosa ...-
Vai verso: